"IL GIORNALE DEL LAZIO"

6 OTTOBRE 2008

Opera FRANCESCO DI ASSISI
Composta da Orio Odori su libretto di Daniele Bacci

Esecuzione in forma di concerto.
È la prima opera lirica italiana su Francesco.

Concerto
Domenica 5 ottobre, ore 21.00
Chiesa di Sant’Agostino, Piazza Mazzini, Rieti

“Stando dalla parte degli spettatori ho concluso che la musica, il testo, la
scenografia di “Francesco di Assisi” sono riusciti in un piccolo miracolo,
offrendo uno spettacolo piacevole, coinvolgente, di immediata comprensione.
Le persone che lavorano nell’opera sono per la massima parte giovani. Quei
volti concentrati e freschi sono i volti di Francesco, del padre, del pontefice, dei
compagni prediletti, di Chiara. Credono, e lo si vede bene, in quello che
cantano, in quello che suonano: il loro coinvolgimento è il tramite più sincero
per farci riscoprire l’attualità di vicende ed emozioni lontane”.
Chiara Frugoni


A Sant’Agostino viene eseguita con una ensemble di quattordici musicisti
strumentisti e sei cantanti, con la direzione del compositore maestro Orio
Odori.
Elenco dei cantanti:
Massimo Di Stefano, baritono - Francesco
Silvia Martinelli, soprano - Chiara
Roberto Casi, tenore
Patrizia Scivoletto, mezzosoprano
Gabriele Lombardi, baritono
Tommaso Corvaja, basso

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Prima di pronunciare una parola, dentro di noi scorre un’emozione.
Certe verità vivono solo interiormente.
La comunicazione attraverso la parola può essere un compromesso.
Il tormento che è dentro di noi, non ha un suo linguaggio chiaro, se, non
attraverso la musica che lo racconta.
Ogni scelta, è prima un pensiero, si sviluppa, evolve, ci attacca in evoluzioni di
emozioni.
Il dolore, la malattia, la paura, le molteplici sembianze della lebbra, ci
travolgono, portandoci a reagire, a subire il peso e la direzione di un pensiero
che si fa emozione.
E, anche la paura può divenire gioia, ma per comunicarne il passaggio, non
siamo immuni dalle insidie, che, nel percorso didattico scelto, si rivelano
opposizioni efficaci.
La comunicazione dell’emozione che è generata dal pensiero che è nato
dall’evento, può essere un tormento.
Chiara è sorretta da una semplice,ma più forte consapevolezza; le sue scelte si
sorreggono ai tormenti che Francesco subisce.
Paradossalmente, nelle idee e nella scelta di Francesco, Chiara è più forte.
L’amore della Donna è più netto.
La donna è predisposta per un amore totale, lo sostiene nel bene e nel male,
con forza.
La musica che sorregge Chiara può essere rassicurante.
Perché la parola non sia l’unica risorsa, ascoltiamo la musica.
I suoni come personaggi dell’interiorità.
L’interiorità come garanzia della verità.
Francesco si espone subendo il dialogo musicale, subisce i dolori del tormento
e della difficoltà nella comunicazione, ho affidato la voce dell’interiorità alla
musica.
L’uomo che sale in cattedra, è l’uomo del potere, del male, della sottrazione,
usa la parola.
Il tormento, la follia, sono suoni. Evoluzione da ascoltatori attenti.
L’opera inizia con le parole “è freddo”, Francesco è ormai cieco, debole, sta
morendo.
Nell’ultima ora della sua vita, ripercorre, in una sorta di flashback, alcuni
momenti della propria esistenza.
Ci esorta ad amare, spiegandone il perché, incontra la lebbra, incontra la
donna, si spoglia della ricchezza, esalta la follia, vive le crociate come un
incontro d’amore di un equilibrista, canta l’amore,la natura, la vita, muore.
Ogni passaggio può essere recepito come ricordo o come realtà.
Ma la voce interiore,che non si avvale della parole, è affidata al mondo dei
suoni, che permeano di una morte terrena, che fece vacillare anche il Cristo e
ogni altro uomo.
Il cuore di un giullare piange.
Orio Odori


Orio Odori
Compositore, direttore e clarinettista.
Dal 1990 fa parte del gruppo di nuova musica da camera Harmonia, col quale
incide otto cd, contenenti anche proprie composizioni, oltre a varie
collaborazioni.
Con Harmonia esegue concerti in Italia e in Europa anche in rassegne
prestigiose come Settembre Musica di Torino, Time Zones di Bari, festival di
Cosenza, Sconfinando di Sarzana, Musicum Concentus, Amici della Musica di
Milano, Pescara, L’ Aquila, Taranto, Teramo, ecc…
Il concerto Harmonia meet’s Zappa è replicato in più di cinquanta città fra
italiane e europee.
Nel 2003, la prestigiosa orchestra Musique Royale des Guides di Bruxelles gli
commissiona un brano che è eseguito in prima assoluta al Bozar di Bruxelles.
Nel 1997 e nel 1999, vince due concorsi nazionali con il gruppo di fiati che
diverrà l’anima del progetto Banda Improvvisa.
Ha tenuto stages per bande siciliane e ha diretto la banda municipale di
Santiago di Cuba.
Nel febbraio del 2005 al museo Pecci riceve il premio per lo spettacolo dalla
regione Toscana.
Dirige e compone per Banda Improvvisa, con la quale esegue concerti in tutta
Italia.
Con questa formazione ha realizzato progetti con Daniele Sepe, Bandabardò,
Carlo Monni e Alessandro Benvenuti.
Alcune sue composizioni sono state sigle per trasmissioni televisive di Rai 2.
Ha partecipato a varie trasmissioni radiofoniche eseguendo la propria musica in
diretta alla Rai Radio, alla Radio tedesca e alla Radio olandese.
David Ferrario, nel suo ultimo film “La strada di Levi” ha utilizzato un suo
brano.
Nell’aprile del 2005 al teatro Garibaldi di Figline Valdarno è stata rappresentata
l’opera lirica “Francesco”, diretta dal compositore.
Il soggetto
L’idea che sta alla base del libretto e dell’organizzazione scenica del Francesco
è che oggi sia impossibile tracciare un profilo del Santo seguendo in modo
pedissequo le tappe della sua vita e della sua vocazione e che quindi un’opera
lirica debba concentrare alcuni temi, alcuni aspetti del suo carattere che in
qualche modo continuino a parlare al pubblico. Questo, soprattutto, in virtù del
fatto che anche musicalmente l’opera ha l’ambizione di coniugare ricerca e
tradizione, studio di sonorità non banali e popolarità. In questo quadro, alla
luce anche dell’attualità del dibattito sulle radici nonviolente del pensiero
francescano (dibattito che ha preso un forte accento polemico all’indomani
dell’intervento armato statunitense in Iraq) e dell’impegno di Francesco nel
conoscere l’Islam e di gettare le basi per una convivenza pacifica, libera da
pregiudizi e basata sullo spirito, appare straordinariamente potente (e
ricchissimo di sfumature che lo mantengono al sicuro da facili schematismi) il
messaggio di Francesco. Tale messaggio è la sua vita: non amò mai, infatti,
parlare, ma agire; non giudicare, ma accogliere. E allora, attraverso un
tracciato assolutamente arbitrario (ma paradossalmente onesto) abbiamo
pensato di restituire la figura di un uomo che ripensa alla sua vita (l’opera
inizia quando Francesco è già molto malato e deluso dalla via che il suo
movimento aveva preso) e a quello slancio che lo fece apparire a molti (non
ultimo Papa Innocenzo III) un pazzo, che lo portò “fuori dal mondo”, fra i
disperati, gli emarginati ai quali propose una logica che rovesciava
completamente la scala dei valori socialmente accettati (nel 2005 il
rovesciamento della “stoltezza della croce” appare in tutta la sua portata
rivoluzionaria) nel momento di affermazione, mai più messo in discussione, del
valore del denaro, della proprietà e del successo personale. Quello slancio che,
nutrito di letteratura cavalleresca, lo portò ad infiammarsi per Madonna
Povertà (nell’opera assimilata alla figura di Santa Chiara) verso la quale,
nell’opera, assume l’atteggiamento di un vassallo; a spogliarsi per le strade di
Assisi e abbandonare gli agi familiari e successivamente a farsi da parte e
lasciare ad altri la guida di un movimento francescano che ormai si era diffuso
in tutta Europa.
La rappresentazione si apre con Francesco, solo, che prega, al freddo, e
ripercorre, proprio nel momento che più incerto gli appare il destino del
movimento da lui fondato e più in pericolo giudica la fedeltà alle sue idee dei
suoi compagni, alcune delle vicende che hanno caratterizzato la sua vita. In
questo senso, l’angolo visuale dal quale l’intera vita del santo viene proposta è
fortemente condizionata da quello che lui stesso ha lasciato tracciato nel suo
testamento, in particolare l’identificazione precisa del momento della
conversione: “quando ero nel peccato mi sembrava ripugnante sopportare la
vista dei lebbrosi, e il Signore stesso mi portò da loro e sperimentai con loro la
misericordia, e mentre mi allontanavo da loro, ciò che mi sembrava ripugnante
si è mutato in dolcezza dell’anima e della carne. Poi mi trattenni ancora per un
poco e uscii dal mondo”.
L’arrivo sulla scena di un gruppo di lebbrosi permette al protagonista di
ricordare (o forse è proprio lui che li evoca), in un continuo gioco di riferimenti
al passato e di preoccupazioni presenti, alcuni momenti cruciali della sua vita;
fra questi, soprattutto l’incontro con Chiara e il confronto con la gerarchia
ecclesiastica.
L’incontro con Chiara riveste nell’opera un ruolo centrale: l’arrivo di lei, il
gioco con Francesco e le prove cui lo sottopone, i dubbi e il senso del peccato
del Santo, il taglio dei capelli di Chiara sono raccontati in modo che emergano i
forti sentimenti fra i due protagonisti, ma anche, in una sorta di omaggio alla
lettura figurale e allegorica tipica della cultura medievale, la ricchezza di questi
due personaggi. Al suo arrivo, infatti, Chiara, si manifesta con i modi di
Madonna Povertà (così come ci viene illustrato nel Sacrum Commercium), per
mettere alla prova Francesco (ricorrendo anche alle immagini e alle parole del
Cantico dei Cantici) e i frati sulla sincerità dei loro voti, provocandoli e
tentandoli attraverso le lusinghe terrene, manifestandosi soltanto una volta
accertatasi della loro sincerità, ma provocando, ora sì, lo sgomento di
Francesco, consapevole della propria fragilità umana. Dopo il taglio dei capelli
(gesto clamoroso e di grande superbia da parte di Francesco, ma anche di
sofferta assunzione di responsabilità), è attraverso il ricorso alla lingua
francese e alle immagini cavalleresche care alla sua infanzia che Francesco
rende esplicito il raggiungimento di un nuovo equilibrio: attraverso il gioco (le
parole sono prese dai romanzi di Chrétien de Troyes) il Santo ha compreso il
mistero dell’amore, ha tradotto nelle figure femminili che da ora lo seguiranno,
la sua idea di devozione, maternità, protezione, pace (“E ognuno ami e nutra il
suo fratello come la madre ama e nutre il suo figliolo”). Adesso, accanto alla
figura della Madre di Cristo e di Madonna povertà, si staglia anche quella di
Sorella Morte corporale, che nel finale dell’opera apparirà per accogliere nella
sua pietà il corpo nudo dell’uomo vivente Francesco. E proprio una donna
esprimerà la convinzione, tutta francescana, che uccidere sia soltanto un modo
vano di esorcizzare il terrore della morte, opponendo la logica dell’amore a
quella della sopraffazione. In questo senso, la scena che rivela la spinta di
Francesco alla comprensione e alla convivialità prende le forme della chiamata
da parte del Papa alla Crociata per liberare il Santo Sepolcro. La figura del
Papa, assimilata a quella del padre, funge nell’opera come richiamo della
coscienza, autorità civile e religiosa, voce della società nella quale Francesco
vive. Non è un caso che appare nel momento in cui il Santo e Chiara stanno
dialogando (l’occhio esterno vede il peccato laddove il peccato non c’è), e
mette in dubbio la purezza della vocazione di Francesco, giudica con disprezzo
la sua scelta di “uscire dal mondo”, esprime l’iniziale sospetto di parte della
gerarchia ecclesiastica nei confronti dell’operato di Francesco, fomenta l’odio e
spinge alla guerra di religione.
Sullo sfondo di questi nuclei tematici si staglia la scelta di Francesco di
richiamare l’uomo all’essenzialità attraverso un gesto tanto simbolico quanto
dirompente (almeno per il pubblico di oggi), ovvero lo spogliarsi nudo, gesto
drammatico, ma al tempo stesso liberatorio, con il quale Francesco iniziò e
concluse il suo percorso, che fu in primo luogo un percorso personale, umano
di ricerca di un modo di essere coerente con il proprio progetto di vita, che si
realizza nell’essere e non nel mostrare, nell’agire e non nel giudicare (“Chi non
mangia non giudichi colui che mangia” ).

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