Il Principe d’Egitto: una pagine della storia di Israele che interessa un pubblico adulto.
Finalmente ho visto un grande Film

Di Roberto casi

TOSCANA OGGI dicembre 1998

Resiste ancora, per fortuna, nelle sale cinematografiche il bellissimo film “Il Principe d’Egitto” diretto da tre registi: Brenda Chapman, Steve Hickner, Simon Wells (da non dimenticare la consulenza di Steven Spielberg tra l’altro di origine ebraica). Spero che per l’uscita di questo articolo non abbiano cessato al produzione al Cinema Corso, nel caso vi invito vivamente ad andare a vederlo. Questo si che può essere definito un bel film di Natale, ricco degli elementi necessari a stimolare la mente verso “pensieri positivi”. Altro che “Paparazzi” con Boldi, Abbatantuono e amici. Poi si parla di crisi del cinema. Con cosa vogliamo uscire dalla crisi, con film tipo “Paparazzi”? Beh, allora capisco perché “La vita è bella” di Roberto Benigni rischierà anche di vincere l’oscar; a paragone con il meglio della volgarità nostrana anche un film come “La vita è bella” può risultare una perla per la nostra cultura.
Ma preferisco tornare a parlare de “Il Principe d’Egitto”. La storia la conosciamo: è quella di Mosè che libera il suo popolo, non solo dalla schiavitù del Faraone, ma soprattutto dalla schiavitù dell’uomo che vive senza speranza, senza Dio che gli parla, lo consola, lo guida. Mosè restituisce al popolo d’Israele la speranza, la certezza di non essere abbandonato da Dio e quindi la gioia di sentirsi presi per mano e guidati da un Dio giusto, buono e certamente ( immagine fondamentale per gli ebrei) protetti da un Dio potente. Tutto questo viene fuori in maniera mirabile nel film e l’uso dei cartoni animati non è certo riduttivo o banalizzante, anzi aiuta a calarsi nella storia, a lasciarsi coinvolgere.
Intendiamoci, questo non è un film per bambini anzi consiglio di rileggere il libro dell’Esodo della Bibbia per comprendere meglio la storia. Ad esempio:
“La fuga di Mosè in Madian”, “Le piaghe d’Egitto”, “Il roveto ardente”, sono tutte scene descritte nel film con la giusta forza, intensità e onestà storica. Rileggere la Bibbia, rinfrescare la memoria può servire a spolverare la mente da ricordi che sembrano chiari e limpidi e invece a volte non permettono di comprendere il significato più profondo della parola di Dio; si, perché la Bibbia è “parola di Dio”, è bene non dimenticarlo, ed è giusto avvicinarsi ad essa con rispetto e desiderio sincero di comprenderla. Le facili interpretazioni o addirittura le aggiunte o censure che la cinematografia moderna ci ha abituato a vedere (vedi: “L’ultima tentazione di Cristo” di Martin Scorsese) sono come minimo un’offesa nei confronti della storia. Non è il casi de “Il Principe d’Egitto”. Non perdetelo. La storia del popolo d’Israele è anche la storia di tutti noi cristiani.

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