Come mi piace

Il nonno Pandolfo Bacci era un provetto suonatore di fisarmonica.
Ci ha tirato su sei figli con questa sua arte, ma sapeva anche arrotondare, nei periodi di magra, con altre
attività. Fare il minatore nella fredda Germania non era certo uno scherzo ma nonno Pandolfo non si è tirato
indietro quando il bisogno chiamava. Così per qualche anno emigra in Germania..e poi, torna. Torna a suonare la sua
fisarmonica per le feste di paese e anche per le serenate, ai tempi attività ben pagata. Ma era anche il barbiere del paese e stimatissimo potatore nella fertile Valdichiana, attività molto richiesta, soprattutto se abili potatori
come il nonno Pandolfo. La nonna Laura (detta Lara), gli aveva
cucito una mantellina che il nonno metteva a riparo della sua fisarmonica quando d’inverno veniva chiamato a suonare
lontano dal suo paese e per lontano intendo anche Siena. Arezzo Siena in bicicletta (andata e ritorno ovvio!)
e con la sua mantellina riparava la preziosa fisarmonica dalla pioggia, quella pioggia che invece si prendeva
inevitabilmente tutta in faccia.

Il nonno Pandolfo voleva romanticamente portarsi la fisarmonica con se nella bara (aveva addirittura preso le
misure!), ma i figli leggermente distratti, meglio dire così, la fisarmonica gliel’avevano già precedentemente venduta…va bè…poco sensibili magari.
Ma l’artista non pesa alla famiglia con atteggiamenti vanitosi e questa semplicità a volte passa troppo
leggera da divenire anche assenza.

Lo zio Piero Fatichi invece era un buon sassofonista jazz (sax tenore) della fine anni ’40 e per tutto gli anni ’50. Era un
componente e solista dell’orchestra Mariottini, in più
aveva un suo gruppo che si chiamava gli Arcobaleno…la sigla di chiusura
era proprio Over the Rainbow. Era evidente che fossero orchestre da ballo, il jazz è una musica da ballo. Da non dimenticare. Per questo viene sempre da muoversi anche se si ascolta seduti nei teatri. Bisognerebbe ricordarselo e non trattenersi da questa irrefrenabile tentazione. Mio zio però aveva anche altre attivitànell'ambito alimentare..la PAC pasta fresca qualcuno la conosce forse e la torrefazione di caffè Rionegro. Attività create da lui da zero. Segno di una
creatività che esce dall’ambito del palcoscenico per divenire azione di sevizio a vari livelli. Vero aiuto alla
società. Del resto quale artista può mantenersi di unasola attività? Montale e Ungaretti non vivevano di poesia
ma di giornalismo. Meglio così per noi, non avremmo ad esempio Il Saggiatore, la raccolta in prosa di Eugenio
Montale, frutto della sua attività di giornalista.

L’altro nonno aveva un'impresa edile ecosì mio padre. Io a otto anni ero già un attivo
muratore...o meglio, manovale. Per essere muratore ce ne voleva, bisognava essere molto bravi.

Essere artista, per me, significa stare con i piedi per terra. Non è certo il solo muratore che mi sono
trovato a fare. Il mio libretto di lavoro segna nell’attività: Bracciante Agricolo. Cosa volete sono un
cantore di Padre Valente Gori confratello di Padre Turoldo, o meglio,
compagno di cella di Padre David Maria Turoldo, per cui scriveva le musiche per le sue preziose poesie e Padri Gori
quando ai concerti lo presentavano come grande Maestro, ricercatore e trascrittore lui rispondeva…no, io sono un
contadino. Padre Gori era un esponente di prima linea dei cosiddetti frati lavoratori e con il suo lavoro di imbianchino c'è
addirittura arrivato alla pensione.

Questa è la mia scuola, questa la mia tradizione, questo è il mio modo di guardare e di vivere l’arte. Così mi piace.
 


Roberto Casi

15/10/2014

 

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