Pubblicazioni di Roberto Casi

 

 
 

La lirica per tutti la lirica per nessuno.


         La danza leggiadra

La voce nella lirica si usa dire essere “impostata”…cosa significa?     

Il parallelo più facile è quello con la danza classica che appunto utilizza una tecnica imposta al nostro corpo per far sembrare che stiamo…volando.Il bacino ruotato all’interno, la punta del piede tirata, le gambe aperte con il femore girato all’esterno…tutto questo serve a dare l’impressione di leggerezza…anche se i ballerini per rimanere in questa posizione soffrono duramente.

Gli uomini fino al grande Nurejev erano chiamati “sostegni”, praticamente delle sbarre moventi…appoggi per le”farfalle” ballerine che si “appoggiavano” appunto per vincere, almeno nelle apparenze, la pesante forza di gravità (quella che con Martha Graham ritornerà prepotente e diverrà uno stile innovativo e rivoluzionario della danza moderna; addirittura accentuandone l’attrazione a terra).

Rudolf Nureyev e poi Mikhail Baryshnikov, fanno della figura del ballerino una rivoluzione tale da riuscire quasi a rubare il ruolo di”étoile” alla donna…(quasi)
L’impostazione nella danza classica è tutto.

Una tecnica sperimentata nel tempo che, per chi non è massimamente esperto, non può riuscire a cogliere la differenza tra le diverse scuole ad esempio quella americana di George Balanchine da quella russa del Bol’šoj o della scuola del Kirov .

Nella lirica intesa come “bel canto”(cioè quel metodo tutto italiano di impostare la voce) la storia è molto simile ed inizia all’incirca anche nella stesso periodo, cioè ’700 e’800.

Cosa accadeva prima di questa epoca per il canto e per la danza?

Guardate i cantori dipinti negli antichi affreschi delle nostre chiese…bambini che appena socchiudono le labbra…e sembrano cantare con “naturalezza”.

Pensate alle foto di un qualsiasi cantante lirico di oggi nel momento dell’acuto all’apice del suo sforzo canoro: vene che scoppiano nel collo e posizioni della mandibola forzate. Raramente si vedono immagini rilassate. Anzi pare pure sentirli cantare dalla foto e quasi ci stridono i denti ad immaginare lo sforzo.

E la danza cosa era prima del ’700?

Era leggiadria o tarantella…cioè intendo o balli profani o dolci movenze appena accennate in armonia con la natura e con il pensiero “lirico” del tempo a descrivere i versi dei grandi poeti dell’epoca. Già nel ’500 si erano fondate le basi di quello che sarebbe divenuta la danza classica che conosciamo oggi, così come le cinque posizioni classiche furono stabilite verso la fine del 1600 da Pierre Louis de Beauchamps coreografo alla corte del Re Sole Luigi XIV (e proprio per questo si utilizza ancora oggi la lingua francese per indicare le posizioni della danza classica, perchè in Francia si è codificata in maniera accademica).Ugualmente per il canto nel ’500 iniziano i primi trattati come quello del “recitar cantando” della camerata de’ Bardi a Firenze…ma tutto resta in delle indicazioni per una “intenzione” da dare al canto, più che vere e proprie regole tecnico posturali.
                                                                                                                                        
Quando è arrivata la tecnica vera, base ancora oggi per entrambe le discipline?

Quando gli studi anatomici e la scienza hanno raggiunto livelli tali da potersi permettere di oltrepassare il limite umano; perchè la lirica e la danza classica vanno ben oltre il limite umano. Chi “naturalmente” fa una spaccata o dieci piroette? Chi naturalmente canta note così acute e con così tanta potenza come la lirica dell”800 e oltre?

Quindi la scienza va incontro alla richiesta di oltrepassare i limiti umani attraverso risposte giustificate dalla ricerca stessa e il risultato è una matematica tecnica che permette più o meno a tutti di provare l’emozione di emettere suoni o posizioni per la danza fino ad allora impensabili. La scienza in precedenza già al servizio della pittura e dell’architettura, diventa ora una nuova opportunità per il canto e la danza.
E siamo così giunti alla prima metà dell”800.

Il canto impostato è per l’esigenza di raggiungere certi acuti e volumi assolutamente innaturali. Immense platee da riempire con il suono della propria voce e orchestre sempre più grandi da oltrepassare, legittimano questa esigenza…(e poi il desiderio indomabile dell’artista di stupire il “suo” pubblico come fosse un funambolo che rischia tutto camminando sul filo senza rete!).


Si racconta che il tenore Adolphe Nourrit (Montpellier 1802–Napoli 1839), allievo del famoso maestro di canto spagnolo Manuel García …inciso: Garcìa è quello che ha dato il nome allo strumento degli otorinolaringoiatri che serve per vedere le corde vocali. Si quel fastidioso specchietto che il medico ci infila in gola quando nella visita invita a pronunciare la vocale E (questo perchè la E avvicina le corde vocali e così si possono vedere se aderiscono bene,nel caso contrario vorrebbe dire che ci sono polipi o altro)… Adolphe Nourrit, dicevo, si racconta che si suicidò nel camerino del Teatro San Carlo di Napoli dopo una lunga depressione conseguente ad aver ricevuto la notizia che il suo rivale tenore Gilbert Duprez aveva eseguito nel 1831 il famoso Do di petto nell’opera di Rossini “Guglielmo Tell” al teatro del Giglio di Lucca.

Ecco questo era l’ambiente dove i cantanti si muovevano.                                                                                 

La lirica detta del “bel canto”. La sfida all’acuto, la sfida all’agilità e alla potenza (e anche all’improvvisazione almeno fino alla metà dell’800, poi sempre meno).

Questa epoca è finita pochissimo tempo fa. Non direi con Pavarotti ma con Corelli. Dopo tutti gli acuti e le mille note in un frammento di secondo è arrivata la potenza vocale che trova il suo apice con Franco Corelli. Oltre, il lento declino che vede Pavarotti come ultimo opportuno “sfruttatore” di maniera che chiude un epoca e lascia a quelli dopo, se lo vorranno, la possibilità di ripartire daccapo attraverso (per me) la strada del ritorno al suono libero e naturale.

Quale cantante oggi c’è in grado di aggiungere una sola emozione a quella già data dalla generazione che trova la sua fine con Pavarotti? Tutto si è ripetuto…perchè la tecnica, come una costituzione, ha un tempo di scadenza…(anche se buona!).

Oggi la lirica deve superare se stessa attraverso una rifondazione.

Abbiamo già sentito l’acuto, la potenza… oggi vogliamo sentire il ritorno al suono naturale.

Quale era l’esigenza del canto impostato?

Quella di far correre la voce dato che non esistevano amplificazioni…cioè la necessità di farsi sentire da tutti. Attenzione anche il coro della Cappella Sistina aveva nel 1500 lo stesso problema, ma cantavano in tanti e la risonanza di una chiesa non è quella di un teatro o di una piazza. Il suono “rotondo” del cantante lirico è un suono nella sua natura ricco di armonici buoni che esaltano la nota fondamentale. Il suono” schiacciato”,spesso del cantante pop, è ricco di armonici ma di quelli non buoni e quindi povero di quelli buoni, che non solo non esaltano la nota fondamentale ma eliminano come un video game gli armonici buoni. Questo crea un implosione al suono e la voce non corre cioè non sfrutta quella reazione a catena tra le onde sonore che nel suo perfetto evento fisico permette al suono di espandersi, come il suono di una bellissima campana che risuona nella vallata o meglio come le perfette onde che si creano nello stagno dopo il lancio di un sasso. Il suono schiacciato detto anche urlato è come dopo il lancio di un sasso lanciarne subito dopo un altro di dimensioni più grandi..le onde del secondo annulleranno l’armonia simmetrica delle onde del primo e nello stagno si creerà solo..caos…cioè un urlo per la voce.
Ma esiste un ma… ma quando sarebbe venuta fuori l’epoca dei cantanti urlatori?
Negli anni ’50 con l’avvento della voce amplificata elettronicamente. Ecco di nuovo la scienza a cambiare la storia dell’arte. Con un microfono io supero il problema volume e posso permettermi di cantare senza tenere di conto degli eventi fisici degli armonici già sopracitati. Oggi poi un ingegnere del suono con gli strumenti giusti è capace di far cantare chiunque.

Solo il cantante lirico continua eroicamente a usare il suo strumento “nudo” affidandosi solo alla ricerca scientifica sperimentata nell”800 (anche se in molti teatri specialmente negli Stati Uniti è già da tempo che ai cantanti viene aggiunta una leggera amplificazione e questo, stravolge tutto.

Certo, stravolge le regole del “belcanto” che non obbliga più all’uso di certe vocali chiuse a vantaggio dell’armonico di risonanza. Con l’amplificazione la A può essere A e non quasi una O come spesso si sente nei cantanti lirici. La pronuncia e la dizione diventano più facili. Oggi, se utilizziamo le moderne tecnologie, possiamo essere tutti dei Giuseppe di Stefano (famoso per la pronuncia e la dizione impeccabili).

Ed è così che esplode il fenomeno Bocelli: suono naturale/amplificazione spaziale.

La lirica è sempre stata arte pop…la lirica era per tutti.Le platee dei teatri non avevano sedie, la platea rappresentava la piazza.
La gente lì nella piazza ci andava vestita male, ci mangiava, ci portava pure il cane e chissà cos’altro, mentre dai palchi i signori bevevano e si amavano.

I teatri erano luoghi frequentati da prostitute, le opere duravano l’intero giorno e venivano intervallate da cose completamente diverse. La sciantosa con le giarrettiere che cantava arie allegre francesi, la potevi trovare tra un atto e l’altro del La Traviata.

Ed infatti così nasce l’opera a Firenze al matrimonio di Ferdinando dè Medici con Cristina di Lorena nel 1589 dove i più noti compositori e cantanti dell’epoca (Giulio Caccini, Jacopo Peri, Luca Marenzio, Cristofano Malvezzi, Emilio de’ Cavalieri, Antonio Archilei, Giovanni di Bardi) compongono ed eseguono dei madrigali per gli intermezzi della commedia ” La pellegrina” scritta da Girolamo Bargagli per la parte recitata e in gran parte da Ottavio Rinuccini per i testi dei madrigali cantati. Ma questi “intermedi” musicali, nati quasi per cucire le parti recitate, restano nella storia ancora più del testo della commedia e, la sua forma di teatro musica e danza (perchè furono eseguite pure delle danze), segna l’inizio del melo-dramma.

Gli “Intermedi”, come dire il carosello che diventa più importante del programma stesso in prima serata. Ma sai quante pubblicità resteranno nella storia della tv e quanti programmi di miss, o festival, andranno nella pattumiera dei nostri ricordi??…e così accadeva anche allora.

Il teatro e l’opera erano i bar col juke box del tempo dove la gente trascorreva serate e la musica era “popolare”.

Poi è diventata arte per pochi, per chi poteva capirla facendola diventare piano piano arte per nessuno tanto hanno complicato il metro di giudizio per giustificarne una loro esclusività.
Così da arte pop per tutti è diventata arte snob per nessuno dato che gli “esperti” proclamano continuamente nuovi fenomeni vocali ma falliscono nelle previsioni continuamente…(quante nuove Callas saranno state annunciate negli ultimi 30 anni??..almeno quanti nuovi Beatles!).

Che scandalo vuoi che sia oggi per me se Bocelli ci offre un prodotto bello e ripulito dall’ultimo ritrovato tecnologico in confezione doppio cd a Natale…o che a teatro amplifichino le voci dei cantanti…accetto la scienza e i cambiamenti.

Aspetto anzi un ritorno, anche se “truccato” e quindi falso nella sua produzione, di un suono libero o che così mi appaia ma che produca in me almeno l’idea di quelle voci che ogni volta mi immagino di sentire uscire dalla bocca di quei cantori dipinti negli affreschi del ’400 da Piero della Francesca o dagli alti rilievo di Luca della Robbia.   

                                                                            

Il Video che metto è la famosa danza Tourdion attribuita a Pierre Attaingnant della prima metà del ’500 ma che sicuramente prende spunto da una composizione precedente medioevale…a suo modo un inno alla gioia.

..il canto naturale….voce impostata …falsetto…voce piena…piena anche dell’inebriante vino…..drogato canto che mi fai girare la testa nel turbine della musica…la mente è libera e giro giro giro….tourne tourne tourne…voglio solo cantare….leggero.

 

Quand je bois du vin clairet,
Ami tout tourne, tourne, tourne, tourne,
Aussi désormais je bois Anjou ou Arbois,
Chantons et buvons, à ce flacon faisons la guerre,
Chantons et buvons, les amis, buvons donc!
Quand je bois du vin clairet,
Ami tout tourne, tourne, tourne, tourne,
Aussi désormais je bois Anjou ou Arbois.


Buvons bien, là buvons donc
A ce flacon faisons la guerre.
Buvons bien, là buvons donc
Ami, trinquons, gaiement chantons.
En mangeant d’un gras jambon,
À ce flacon faisons la guerre.


Buvons bien, buvons mes amis,
Trinquons, buvons, vidons nos verres.
Buvons bien, buvons mes amis,
Trinquons, buvons, gaiement chantons.
En mangeant d’un gras jambon,
À ce flacon faisons la guerre!


Le bon vin nous a rendus gais, chantons,
Oublions nos peines, chantons.


Roberto Casi
25/09/2011



Galleria Fotografica dell'articolo "La lirica per tutti la lirica per nessuno"
 

     
Rudolf neureyev e Margot Fontaine. Chi è l'étoile? Rudolf Nureyev e Margot Fontaine  Il tenore Fabio Armiliato
     
Martha Graham Mata Hari ballerina specializzata in danze orientali  (condannata a morte per spionaggio il 15 ottobre del 1917) Rudolf Neureyev
     
Nel '900 il ballerino diventa protagonista Angeli con la Lira Angeli Cantori - Piero della Francesca - 1470
     
   
Luca Della Robbia - Cantoria - 1431- Firenze    
     

<indietro